Racconti


Toni Cappellari e il mistero della carta intestata Olimpia Milano

Scudetti reali, scudetti acquisiti, scudetti dichiarati in alcune occasioni ma non in altre, stelle apparse sulle uniformi prima o dopo il dovuto. La querelle è intrigante: i libri di storia del basket portano alcune ricostruzioni, come nelle due edizioni "Scarpette Rosse" di Werther Pedrazzi, ma la verità è ancora custodita in mani tanto sapienti quanto inaccessibili. Abbiamo coinvolto Antonio Cappellari, uno dei protagonisti della storia dell'Olimpia Milano anche dietro la scrivania, per una sua versione dei fatti. Non è detto che sia l'unica...

"Ho lavorato, anche se non in continuità, ben 27 anni in Olimpia Milano, tutti irripetibili; nel tempo le mie responsabilità sono diventate sempre più gravose ma ho avuto anche l'impagabile opportunità di affiancare alcune leggendarie persone che hanno fatto la storia del basket italiano. Della storia dell'Olimpia solo di alcune vicende sono stato protagonista o testimone mentre di altre ho soltanto sentito parlare da parte dei compianti Bogoncelli e Rubini.
All’inizio, e stiamo parlando dei campionati d’anteguerra, esisteva il Dopolavoro Borletti che vinse quattro campionati consecutivi a partire dalla stagione 1935/36.
Finita la guerra, il massimo campionato 1945/46 fu organizzato in modo da superare i gravissimi problemi logistici per cui lo svolgimento si sviluppò a carattere regionale, con successivi concentramenti interregionali e finali a Viareggio. In quella annata si iscrissero sia il Borletti che il C.S.L. Triestina Milano il cui proprietario era il Dr. Bogoncelli. Non ebbero molta fortuna, perché pur arrivando sino al concentramento di Varese furono entrambe eliminate dalla Reyer Venezia, la sola ammessa alle finali di Viareggio.
Nell’anno successivo 1946/47, il CSL Triestina Milano cambiò nome in A.P. Como e si trasferì a Como dove giocava nel campo all’aperto di Via Oriani o all’interno dell’hangar degli idrovolanti in riva al lago. La Pallacanestro Como, che schierava i 'nazionali' Rubini, Pellarini e Sumberaz, vinse il proprio gruppo, accedette al girone di semifinale che vide prevalere la Virtus Bologna, pochi giorni dopo campione d'Italia. Nel contempo il Borletti si classificò solo quarto nel proprio raggruppamento e fu retrocesso nella seconda serie.
Nel 1947-48 il massimo campionato si articolava su due gironi. Bogoncelli decise di ritornare a Milano, cambiò di nuovo nome al team in Olimpia Milano e disputò gli incontri in un capannone all’interno della Fiera di Milano. L’Olimpia si classificò seconda del Girone A dietro la Reyer Venezia e in una sorta di playoff ante litteram chiuse al terzo posto dietro Virtus Bologna e Roma. Il Borletti, che aveva disputato il campionato di seconda serie, venne promosso in serie A.
All’inizio del campionato 1948-49, il primo del dopoguerra a girone unico, a pochi giorni dall’inizio, fu attuata la fusione tra Borletti e Olimpia. I giornali denomineranno la squadra, per un paio di anni, come "BorOlimpia", anche perché la società Borletti conservò  il proprio nome  sulle magliette (primo caso di sponsorizzazione). Notare che la nuova formazione iniziò il campionato sotto la guida dell’allenatore Farina, ma poco dopo Rubini assunse la figura di giocatore-allenatore.
Passarono alcuni anni, la BorOlimpia aveva vinto nel frattempo cinque scudetti, quando, al termine della stagione 1955/56, l'Olimpia comunicò la cessazione dell’abbinamento Borletti e il nome del nuovo sponsor: SimmenthalBasilio Andolfo, storico segretario dell’Olimpia dal 1960, mi ha sempre assicurato che in FIP il modulo di iscrizione riportava comunque ogni anno  “Società Olimpia Milano”.
Il nuovo corso ebbe una partenza straordinaria con quattro scudetti di fila e poi altri anni di trionfi sportivi culminati nel 1971/72 con il decimo scudetto con maglia Simmenthal. Lo sponsor coniò appositamente un distintivo con stella d’oro riservato ai propri giocatori. Nella stagione successiva quindi la maglia rossa Simmenthal si fregiò dello scudetto e contestualmente anche della stella.
Tra parentesi, l’usanza della stella d’oro fu introdotta dalla Federazione Gioco Calcio nel 1958 per premiare il decimo scudetto della Juventus a cui seguì nel 1966 l’Inter. Personalmente non so il motivo per cui Bogoncelli gratificò solo allora la maglia con la stella. Io non ero ancora alle dipendenze dell'Olimpia e posso solo supporre che fu spinto a ciò dalla strategia commerciale della Simmenthal. Per il mio ricordo, Bogoncelli  non era assolutamente sensibile a ricordare trionfi passati. Lui era sempre per vincere il prossimo incontro, non per ricordare l’ultimo. Questa precisazione è importante perché altrimenti non saprei spiegare perché l’Olimpia non avesse mai appuntato la stella negli anni precedenti, pur avendone ampiamente il diritto.
Arriviamo alla stagione 1978-79, il presidente era sempre Bogoncelli ed io ero diventato (immodestamente) il suo braccio destro. L’abbinamento era Billy e necessitavamo di fare ristampare la carta da lettera.  Decisi di aggiornare il nostro palmares  e feci scrivere 15 scudetti, tenendo conto di tutti i campionati vinti nei soli anni della gestione Bogoncelli.  Il Commendatore non avrebbe mai avallato scudetti da lui personalmente non conquistati. Questa è la ragione per cui in quella carta da lettera non compaiono gli scudetti d’ante guerra.
Nel 1980  Bogoncelli lasciò la proprietà alla famiglia Gabetti.  Segnalai prontamente la questione degli scudetti griffati 'Borletti', a mio giudizio importante ai fini di marketing, ai nuovi proprietari i quali mi chiesero se effettivamente l’Olimpia si era fusa con l’Enal Borletti, perché solo in tal caso il palmares avrebbe avuto diritto di considerare anche i titoli della società incorporata. Interpellai specificatamente Bogoncelli che mi confermò la fusione. Mi sembra di ricordare che mi avesse fatto leggere anche dei documenti dell’epoca.

Vincemmo lo scudetto 1981-82, e legittimamente ci appuntammo la seconda stella sulla maglia, perché gli scudetti vinti erano venti.
Sono ormai passati quasi quarant'anni e gli scaffali dell'Olimpia Milano, con i più diversi loghi sulle uniformi, si sono riempiti di trofei e di gloria. E' quasi ormai il tempo di parlare di terza stella, quella che dalla storia porta alla leggenda."

Antonio Cappellari
Ex General Manager Olimpia

IMMAGINI ALLEGATE

Una comunicazione della società Pallacanestro Bevi Billy Milano  del 1979 con a piè di pagina il discusso palmares (foto ricavata dalla Rete)

Spilletta scudetto Simmenthal