Racconti


Quella volta che convocai Mel Davis e lo spedii al ristorante

Racconto di Dante Gurioli, Allenatore Xerox stagione 1978/79.

Mi si dà l’opportunità di ricordare un ottimo giocatore statunitense, Mel Davis, che in Italia non ha avuto la fortuna che avrebbe ampiamente meritato e che io avrei voluto fortissimamente avere alle mie dipendenze.

Mel era un pivot di poco più di 2 metri che aveva giocato nella famosa St.John University, prima scelta dei pro e aveva giostrato in NBA per quattro stagioni a New York, dove non aveva sfondato perché si trovava “contro” gente che si chiamava Jabbar.

Comunque Mel era tecnicamente molto bravo, fisico da paura (alla Tyson, a cui assomigliava notevolmente, ma alto 2 metri), collo taurino, molto veloce. Insomma giocatore simile a Meneghin ma ancora più potente fisicamente.

Non a caso nel 1972 durante una tournee della Nazionale negli Usa, i nostri avevano disputato una amichevole proprio con la St. John University, che schierava Mel Davis. In una azione di gioco, Meneghin aveva avuto un diverbio con Mel, il quale gli diresse un diretto in pieno viso e il buon Dino stramazzò a terra e rinvenne solo negli spogliatoi e credo che sia stata la prima ed unica volta nella sua carriera (salvo Pesaro, ma lì è un’altra storia).

Nel maggio del 1979 per la Pallacanestro Milano (abbinata Xerox), di cui ero l’allenatore, la stagione era praticamente terminata. Nel frattempo Xerox non aveva rinnovato l’abbinamento, i proprietari avevano delle notevoli difficoltà finanziarie per cui mi fu chiesto di approntare una formazione a budget ridotto con l’obiettivo di fare un campionato di metà classifica. La prospettiva non mi spaventava ed anzi la sfida mi piaceva. A Sesto con la Geas, in condizioni per alcuni versi simili, avevo vinto due scudetti proprio lanciando in prima squadra un buon numero di juniores.

Premesso che Jura non aveva accettato la proposta di una riduzione del proprio ingaggio e aveva avvertito che se ne sarebbe andato in Svizzera, il mio primo obiettivo era di sostituirlo con un buon giocatore (un altro Jura era impossibile da trovare avendo i quattrini in tasca, figuriamoci senza)

In A2 la squadra del Novara era retrocessa ed il loro straniero diventava libero: era Mel Davis e io pensai che fosse un’ottima opportunità per il tipo di gioco che avevo in mente, molto spumeggiante e difesa aggressiva. Comunque per ulteriore precauzione chiesi di provarlo in qualche amichevole. Combinazione a Villasanta avevano organizzato un torneo proprio a fine mese a cui avremmo partecipato. Era l’occasione propizia e Mel Davies ci diede la propria disponibilità. Nella prima partita dovevamo incontrare il Brescia che aveva partecipato al campionato di A2. Brescia schierava alcuni buoni giocatori italiani (tra tutti Solfrini e Pino Motta) e tra gli stranieri aveva un certo Iavaroni (un oriundo). Ma appena arrivati al campo i dirigenti del Brescia radunarono gli organizzatori ed i nostri dirigenti facendo presente che loro non sarebbero scesi in campo se noi avessimo schierato Mel Davies in quanto durante il precedente incontro di campionato Novara-Brescia costui aveva rotto la mascella di Iavaroni con un pugno e loro temevano incidenti (non) di gioco tra i loro e Mel. Tentammo in tutti i modi di superare il loro veto, ma Brescia fu irremovibile.

Per una forma di cortesia verso gli organizzatori decisi di rinunciare a schierare Mel Davies, ma si poneva il problema di come dirlo al giocatore, che insomma aveva dimostrato di essere piuttosto impulsivo.

Il rischio era grosso sia per i bresciani ma .. anche per me.

Inventai che gli arbitri avevano rilevato un difetto formale nel nulla osta rilasciato dal Novara e poi, per tenere lontano Mel dal rettangolo di gioco, pregai Giorgio Papetti, che era l’unico dei nostri a parlare un discreto inglese, di sacrificarsi rivestendosi ed accompagnando Mel nel miglior ristorante di Monza.

E così Mel Davies e Papetti, convocati per disputare una partita, si ritrovarono invece al ristorante.

A settembre la società fu venduta. I nuovi azionisti a cui io non ero simpatico (diciamo così)  mi misero in situazioni difficili (o meglio, umilianti) per cui preferii dimettermi due settimane prima dell’inizio del campionato (rinunciando allo stipendio dell’intera stagione) pur di difendere la mia dignità.

Per questa ragione potei allenare Mel solo nel precampionato, anche se poi divenne un mio caro amico riconoscendo in lui un ragazzo semplice ed affabile, ma che era consigliabile non provocarlo. Mel chiusa l’esperienza negativa di Milano, giocò un paio di anni in Europa e poi ritornò negli States dove lavorò a lungo nella NBA, di cui è tuttora il Direttore dell’Associazione Ex Giocatori.

Nel novembre 2005 Mel Davis è tornato in Italia, proprio come rappresentante NBA, insieme al mitico Dr.J (Julius Erving) per presenziare alla cerimonia di intitolazione del palazzetto dello sport di Rieti all’indimenticabile Willie Sojourner ed in quella occasione i due sono transitati a Milano, soggiornando (noblesse oblige) al Principe di Savoia. Con Papetti e Natale Radaelli li abbiamo incontrati per una piacevolissima cena ed abbiamo ricordato, tra l’ilarità generale, l’episodio sopra riportato, ma ancora senza..dirgli la verità.

Racconto inviato e quindi riservato per il Museodelbasket-milano.it.

IMMAGINI ALLEGATE

Un'immagine recente di Dante Gurioli

Mel Davis