Storia


Quattro grandi allenatori per una storia "italiana" (prima parte)

Perché dedicare, come prima scheda di una sezione che parla di tecnica con un chiaro riferimento alla pallacanestro italiana, a quattro allenatori che, oltre tutto, nulla hanno avuto a che fare con il basket milanese?. Il motivo è semplicissimo: non ci sono dubbi che la pallacanestro in Italia, anche senza di loro, si sarebbe comunque sviluppata, ma è altrettanto innegabile che è grazie a loro che l’Italia nel giro di un solo decennio sia diventata una “potenza cestistica”. E nei successivi dieci anni abbia consolidato questo suo prestigioso ruolo, creando grandi giocatori e validissimi tecnici, che a loro volta, successivamente, avrebbero vinto le più importanti competizioni internazionali.

I Grandi allenatori della Nazionale Italiana che hanno segnato l'evoluzione tecnica del gioco della pallacanestro in Italia.

La Nazionale Italiana di basket è stata sempre considerata il fiore all’occhiello dell’intero movimento cestistico italiano e la Federazione ha sempre privilegiato la scelta di un eminente tecnico alla sua guida. Molti di loro hanno portato l’Italia in zona medaglia nelle competizioni internazionali più prestigiose.

Sopra tutti quattro uomini che pur non avendo vinto nulla di importante, hanno però lasciato una grandissima impronta nello sviluppo tecnico del nostro basket. Il loro compito fu veramente difficile, ma nel contempo e paradossalmente, ciò fu possibile perché i mezzi di comunicazione di allora erano pressoché inesistenti. Oggi chiunque può visionare direttamente tramite la televisione ed internet gli schemi di gioco delle squadre più titolate americane ed europee ed attingere ai consigli ed esperienze dei coach più famosi tramite una copiosa bibliografia.

Il Comitato Allenatori Federali ancora oggi fa una benemerita azione di miglioramento ed affinamento tecnico degli allenatori di base sparsi sul territorio, ma in quei tempi il solo ed esclusivo mezzo di miglioramento del movimento era affidato a questo organo e all’allenatore della nazionale in particolare che teneva gli stage ed indicava la via da percorrere. Questa è la ragione per cui l’elenco dei magnifici condottieri termina, cronologicamente, con Giancarlo Primo.

Un’ultima considerazione: questa non è una biografia (c’è wikipedia, per questo), bensì una sintetica descrizione di come questi allenatori hanno influito sull’evoluzione italiana del nostro sport.

Il primo tecnico della nostra carrellata è Elliot Van Zandt, un possente istruttore di colore, con specializzazione in atletica, baseball e basket, laureato alla Tuskegee  University, che arruolato dall’esercito americano fu destinato, alla fine della guerra, alla base statunitense di Camp Darby, vicino a Livorno. Il suo prestigio superò velocemente i confini di Livorno e quando la Nazionale Italiana nel 1947 perse a Bologna contro la Francia per 36 a 28, il presidente federale Mairano lo ingaggiò personalmente.

Van Zandt aveva un compito immane, quello di traghettare la nostra pallacanestro autarchica verso il basket americano. Tanto per dare un’idea della nostra inconsistenza, basta ricordare che l’Italia alle Olimpiadi di Londra del 1948 si classificò diciassettesima su ventritre partecipanti.

Van Zandt aveva innanzitutto il culto dei fondamentali e imponeva con disciplina militare interminabili sedute di tecnica individuale di base. Due soli erano i tipi di giochi da lui introdotti e che sono ancora oggi alla base del gioco: il “dai e vai” (passare ad un compagno e tagliare a canestro) e  il “dai e segui” (passare ad un compagno e andargli dietro a riprendere il pallone).

Come detto, Van Zandt aveva il culto dei giochi a due o a tre, non dei “5 contro 5” e pertanto i suoi allenamenti erano caratterizzati da un forte contenuto didattico ma ignoravano il gioco di squadra ed utilizzava esclusivamente la difesa a uomo. Van Zandt  ha istituito i primi corsi federali per diventare allenatore con rilascio del patentino, licenza poi divenuta indispensabile per sedere in panchina.

La sua caparbietà ottenne il risultato di sensibilizzare gli allenatori italiani che il giocatore doveva innanzitutto avere dei buoni fondamentali individuali.

Van Zandt, che rimase alla guida della nazionale sino al 1951 venendo giubilato per la mancanza di risultati di prestigio, ha avuto l’inestimabile pregio di aver fatto uscire il nostro basket dall’epoca del pionierismo e di aver “forgiato” una schiera di allenatori consci di dover insegnare ai propri ragazzi l’applicazione ferrea dei fondamentali. Van Zandt successivamente diventò preparatore atletico del Milan.

La nazionale, subito dopo,  venne affidata in modo convulso dapprima ad Amerigo Penzo, e poi in una sarabanda a Marinelli, Tracuzzi, Ferrero per arrivare, nel 1954, ad un altro tecnico statunitense, Jim Mc Gregor, segnalato alla FIP da William Jones, potentissimo segretario generale della Federazione internazionale.

Jim Mc Gregor firma un contratto triennale e la FIP gli affianca come vice un giovane italo-egiziano, Nello Paratore. Mc Gregor taglia tutta la formazione precedente della nazionale salvando solo il giovane Gamba e lanciando una serie di giovanissimi atleti. Tecnicamente porta in Italia il “pressing”, chiedendo ai propri giocatori di cercare il contropiede sempre e comunque oltre a cacciare spietatamente la palla una volta tornati in difesa.

Il fatto di dover giocare velocemente richiedeva di possedere atletismo e buona tecnica, il suo gioco rendeva spettacolari le azioni ma inevitabilmente aumentava anche il numero di palle perse. Mc Gregor, persona affascinante, giramondo e sempre in vena di arguzia, soleva dire che al termine delle partite gli spettatori, oltre a divertirsi per il gioco spumeggiante, si dovevano portare a casa due o tre palloni nuovi finiti in tribuna, a seguito di cattivi passaggi.

Ma Mc Gregor è anche il tecnico che portò in Italia il “dai e cambia”, basato su quattro giocatori fuori ed un centro sotto canestro. Gli esterni si muovevano fuori dall'area in continuità passando la palla ad un compagno ed andando verso la direzione opposta. Allontanandosi andavano a bloccare il difensore del compagno lontano dalla palla, il quale poteva tagliare a canestro. Nell’evoluzione dell’azione si poteva arrivare ad una situazione in cui l’attaccante con la palla poteva muoversi contro il proprio avversario, avendo lontani i compagni ma anche i relativi difensori. Insomma poteva batterlo “uno contro uno”, in entrata o con il tiro da fuori.

Il gioco di Mc Gregor pareva fatto apposta per una tipologia di giocatori-atleti che si erano appena affacciati all’attenzione generale: Riminucci su tutti, ma anche Cappelletti, Nesti, Sardagna, Costanzo.

Agli Europei del 1955 l’Italia si classifica sesta, ma le società di A impediscono alla Federazione di partecipare ai Mondiali Brasiliani del 1955 ed alle successive Olimpiadi Australiane del 56 (perchè entrambi gli eventi avrebbero comportato una lunga sosta al campionato), per cui McGregor se ne va a Melbourne come osservatore ed al ritorno viene giubilato in modo repentino e senza trasparenza.

Come per Van Zandt, il suo insegnamento è stato apprezzato solo in seguito e comunque Mc Gregor, legato alle due D (donne e dollari), è stato uno dei più longevi allenatori mondiali. Ha allenato per 35 anni, di cui ben 27 fuori dagli USA, conducendo addirittura nove squadre nazionali ed in Italia si è seduto anche sulle panchine di squadre di Club.

Tecnicamente le sue squadre hanno sempre praticato il pressing, contropiede o tiro rapido, tenuto il ritmo elevato e ottenuto alti punteggi. Alla fine degli anni '60 si era anche inventato una propria squadra (sponsorizzata da Gulf, Gillette, etc) costituita da giocatori di college che non erano stati scelti dai Pro, con i quali girava l’Europa per disputare i più famosi tornei estivi. Era essenzialmente un'opportunità per i giocatori di mettersi in vetrina  davanti agli allenatori delle società europee. Naturalmente se un suo giocatore veniva ingaggiato, Jim intascava una discreta commissione.

IMMAGINI ALLEGATE

Van Zandt al primo corso allenatori di Merano nel 1948

L'allenatore americano Elliot Van Zandt

Un'immagine storica della Gulf Oil All-Stars di Jim Mc Gregor gentilmente inviata da Arthur Kenney

Mc Gregor con la Nazionale Italiana agli Europei di Budapest del 1955