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Il "Mobilquattro Club" - Prima puntata

Mario Vignati, con la collaborazione di Lilù Battaini, Raffaella Ranieri e Roberto Rambaldi racconta le vicende di coloro che, smessi i panni del gruppo sostenitori aziendali della All'Onestà, hanno fondato un club organizzato di sostenitori della Mobilquattro e condiviso insieme le gesta della squadra per sei irripetibili lunghi anni, fra scuola, oratorio, impegno sociale e Palalido.  

Prima puntata

La squadra per la quale, chi ci ha mandato questa testimonianza, il cuore palpita, si chiama Pallacanestro Milano 1958 e oggi milita nella categoria "C Gold regionale Lombarda". La squadra prese origine dalla società cestistica dell’oratorio milanese di San Gioachimo (chiesa sita fra via Fara e Via Fabio Filzi) nella seconda metà anni 50, passando dai tornei Csi a quelli Fip sotto l’entusiasmo di uno dei suoi primi giocatori, Giovanni Milanaccio, figlio di un imprenditore valsesiano che da pochi anni aveva lanciato la catena di negozi al dettaglio popolare All’Onestà, che voleva dar corpo al suo sogno di una squadra di basket diversa dalle solite milanesi di allora (Simmenthal, ma anche Urania, Canottieri, Leone XIII, Lamber).

Dunque, se i primi seguaci erano giovani oratoriani che, forse per la palla a spicchi avevano poca dimestichezza, ben presto vennero sostituiti dai dipendenti della ditta di Valentino Milanaccio che, nel frattempo, aveva contribuito economicamente alle passioni del figlio Giovanni come primo sponsor.  

Ciò attestò la lungimiranza dell’imprenditore valsesiano, tipica figura di padre dei dipendenti e padrone assoluto dell' azienda che, secondo le tendenze dell’epoca, aveva dato spazio ed attenzione alla cura dei dipendenti per premiare la fedeltà dei propri collaboratori dapprima costruendo una sede di lavoro centrale comprensiva di uffici, appartamenti per i lavoratori, mensa e Cral, per poi offrire anche momenti di svago incentrati nella villa di soggiorno per i figli di dipendenti sita in Sanremo oltre a tante altre gite ed iniziative sociali.

In questo contesto una squadra di basket vincente coi colori sociali aziendali (giallorossi) rafforzava senz’altro questo disegno, sia in termini di coinvolgimento che di visibilità del marchio.  

I Milanaccio promossi nella massima serie grazie ai giocatori prestati o ceduti dall'Olimpia Milano, dismisero gli abiti dei cugini poveri per diventare veri "competitor" delle ”scarrpette rosse”, puntando come riferimento sia aziendale sia sportivo a Varese.

Sono infatti arrivati i coach Garbosi (poi ct) e Tracuzzi (scudetti vinti con Borghi), i giocatori Guido Carlo Gatti e successivamente Aldo Ossola, Antonio Bulgheroni, Valerio Vatteroni, Enrico Bovone e Tony Gennari: tutta gente vincente in maglia Ignis.  

A dare una mano alla società si affacciavano in quegli anni Renato Tesoro (zio di Giovanni Milanaccio), Giorgio Coloru (gerente di un negozio della catena All’Onestà), Carlo Bosoni (infaticabile responsabile della mensa aziendale, coadiuvato dalla moglie Rosetta) e decine e decine di dipendenti che man mano che la squadra saliva di categoria affollavano dapprima la Forza e Coraggio, poi il Palalido: all’esordio in A nel novembre1964 contro la Goriziana i dipendenti aziendali, dirigenti, gerenti dei negozi con le loro commesse, impiegati, magazzinieri ed autisti, tutti con le rispettive famiglie erano ad applaudire le evoluzioni di un Sandro Gamba ormai al tramonto, circondato dagli ex "simmenthallini" L.Ongaro, Pessina, Galletti, Gnocchi, Morini, Brega e Scheiola pur senza capire le dinamiche tecniche, ma incitando i ragazzi con il semplice grido “O-NE-STA, O-NE-STA!”.

All’epoca avevo sette anni ed ero fra questi con mio padre, mia madre e la mia piccolissima sorellina.   

Poi nel 1965, con la riapertura delle frontiere, arrivò l’americano di colore Joe Isaac Warren, più noto come Isaac, e la decisione di Milanaccio di alloggiarlo al quinto piano della palazzo di via Procaccini 38, fra un magazziniere e due autisti: così il “Gioe” (l’inglese non era allora l’idioma conosciuto di oggi) divenne in breve tempo uno di noi!  E, se alla domenica tutti eravamo a tifare al Palalido, durante la settimana vedevamo Joe prima degli orari di allenamento che stanziava al sesto piano a colloquio davanti ad un buon caffè con Garbosi. Non era raro per noi ragazzini abitanti in via Procaccini incontrarlo in ascensore al ritorno da scuola nei corridoi di casa nostra.

... continua...

 

Racconto inviato e quindi riservato per il Museodelbasket-milano.it.

Mario Vignati detto "gnoet": dopo lo scioglimento All’Onestà, trascinato dal suo vicino di casa Davide Gola alle partite, ne condivide le sorti sportive sino in fondo, Amaro 18 compresa: campionato, coppe e trasferte vissute insieme, "cazzi e scazzi" coi tifosi avversari, entusiasmanti pizzate per vittorie importanti, lunghi e mesti ritorni pedestri a casa dal Palalido su sconfitte mortificanti. Una fede mai abbandonata. Attualmente Quadro direttivo in una banca milanese.

 

IMMAGINI ALLEGATE

Gamba, Masocco, Valentino Milanaccio, L.Ongaro, Pessina, Scheiola, Gnocchi, Galletti, Brega, Rizzitelli, Morini.

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