Racconti


Pieri, Riminucci e la storia del San Felice Basket Club (Malaspina)

Testimonianza di Luigi Parodi per il Museodelbasket-milano.it

Il basket è arrivato a San Felice quasi contemporaneamente ai primi abitanti. Nel 1971 non erano molti quelli che avevano scelto di venire a vivere qui, ma è certo che quei pochi erano, in genere, abbastanza giovani e sportivi. Il nascente centro con campi da tennis e piscina è stato subito il luogo ideale dove andare a passare le ore libere e fare conoscenza con altri condomini.

Gianni Grigoletto, Piero Mognoni, Ghighi Parodi, Fabio Sbisà. Quattro condomini che, tra un set e l’altro, avevano confessato che quello con la racchetta non era veramente il loro sport del cuore: un pallone più grande e un canestro a 3,5 metri d’altezza per buttarcelo dentro avrebbero certamente reso più soddisfacente la scelta di abitare a San Felice.

Questa del canestro per fare qualche tiro rimase una fantasia fino al giorno in cui su uno dei due campi da tennis comparve Sandro Riminucci. Allora, per quattro ex del basket, vedere Sandro Riminucci , era come oggi per quattro ex calciatori vedere, che so, Baggio, Ronaldo, Zoff, Rivera, Mazzola. Fate voi.

Sandro, dopo i saluti, chiese: “Ma perché non fate mettere anche un canestro qui nel club? Così, tanto per fare due tiri”. I quattro dissero che non era una cattiva idea e che si sarebbero dati da fare.

Testimone di tutto ciò era un quinto condomino che non aveva un passato sportivo, ma certamente aveva l’entusiasmo e l’intuizione del pubblicitario che ha tra le mani un prodotto di sicuro successo. Riccardo Dusi venne subito nominato presidente di una società sportiva ancora inesistente, senza un campo di gioco, senza attrezzatura, con un organico un po’ avanti negli anni e, soprattutto, incompleto. Si sa infatti che per fare una squadra di basket ci vogliono almeno cinque giocatori.

Riccardo Dusi iscriveva la sua squadra, il San Felice Basket Club, al campionato di Prima Divisione 1971/72. Ai quattro sunnominati si erano aggiunti altri giocatori (ricordiamo Giorgio Viani), ed anche alcuni giovani, tipo Daniele Coen e Manfredi Limentani.  Il quinto posto in classifica alla fine del campionato fu salutato da festeggiamenti ai quali non parteciparono solo i giocatori, ma anche decine di tifosi che avevano seguito la squadra, a volte anche in trasferta.

Su questa base si sviluppa a San Felice questa attività sportiva. Ben presto cambia il nome della società. Nell'immagine allegata è possibile leggere alcune righe della pagina 4 di “7 giorni a San Felice”, nel primo numero del giornalino nato nel novembre del 1972.

I rinforzi arrivarono, eccome. Non solo Pagani (che era socio del Club), ma anche Gianfranco Pieri e Sandro Riminucci che avevano lasciato la serie A solo da un paio d’anni. Per capire il valore di quelle presenze basta ricordare che Pieri e Riminucci avevano vinto nove scudetti con l’Olimpia Milano e vantavano una sessantina di presenze in nazionale.

Giocò qualche partita anche Giandomenico Ongaro che aveva però già in vista un impegno all’estero.

Quel Malaspina andò avanti pochi anni, soprattutto per motivi di età. Superata la quarantina era difficile reggere il confronto con squadre di ventenni, magari meno attrezzate quanto a tecnica di gioco, ma certamente più solide e vivaci.

La voce che a San Felice alcuni ex dell’Olimpia giocavano partite vere, attirò anche altri giocatori che avevano un passato recente di rilievo come Mastrangelo, Carmellini, Maggini e Bonacchi.

Fecero la loro comparsa agli allenamenti e parteciparono ad alcune amichevoli anche Tullio Lauro ed Enrico Campana.

Finora in questo contesto (pionieristico) manca una figura importante: l’allenatore. Ma dopo qualche partita amministrata da un comitato di allenatori-giocatori che amichevolmente si spostavano dal campo di gioco alla panchina, giusto per tirare il fiato, lasciando poco posto ai rari giovani, divenne chiaro che ci voleva uno che prendesse il bastone di comando.  La nomina di un coach venne favorita da un infortunio, episodio del tutto normale data l’età della maggioranza dei giocatori. Gianni Grigoletto si procurò una frattura giocando in trasferta sul campo di Cernusco sul Naviglio. Prima dell’arrivo dei già nominati ex dell’Olimpia Milano, era l’unico che avesse giocato in serie A. Quindi fu lui, Gianni, che aveva vestito la maglia del Treviso (61-62), il primo coach del Malaspina Basket.

Uno dei primi problemi da risolvere, oltre a quelli cui abbiamo fatto cenno, era un campo regolare (con canestri regolari) dove allenarsi. Il campo al Malaspina non c’era e così i primi allenamenti si svolsero al Giuriati, cioè nell’impianto milanese più vicino. Infatti non era stato ancora costruito il Centro Sportivo Saini che verrà inaugurato nel 1975.

Riassumendo, quella squadra durò tre anni: 72-73 prima divisione; 73-74 prima divisione; 74-75 promozione. Ma quell’esperienza servì a creare nel quartiere un’attenzione verso il basket che si concretizzò in corsi per giovani e giovanissimi, maschi e femmine. Vennero avviati a questo sport un centinaio di adolescenti, alcuni dei quali non hanno ancora smesso di dedicarsi al basket di San Felice.

IMMAGINI ALLEGATE

Sandro Riminucci con la maglia del Malaspina

Pieri in maglia Malaspina

I ragazzi del San Felice sotto canestro

Riminucci in una fase di gioco in maglia Malaspina

Articolo tratto da "7 giorni a San Felice" sul basket