Società


"Dopo di noi" di Giuseppe Augurusa con Luigi Bergamaschi

Partiamo dalla fine: “ Era stata una grande impresa, ora non restava che raccontarla affinché non si perdesse nell’oblio, a tutti coloro che sarebbero arrivati dopo di noi.”

E Giuseppe Augurusa ci è riuscito a non farmi dimenticare del “Miracolo di Arese”, di quella cavalcata vertiginosa dal 1977 al 1996, dalle nebbie della pianura padana fino allo zenit della Serie A. Dalle sfide dell’oratorio, spinti dal Don di turno, fucina di tanti campioncini e di sogni inenarrabili, fino alla Scala del Basket, quel Palalido che visse le gesta di una squadra e di un paese che riuscì ad emergere.

Quante storie in questo meraviglioso dipinto di un’epoca che non c’è più, fatta di passione e di sogni, di sudore e di sacrifici, di aspettative compiute e di delusione finale, che per questo non deve svanire nelle nebbie del tempo.

Ho letto il libro e mi è successa una cosa strana, mi ci sono immedesimato. No, no, non per i successi che non ho mai raggiunti, così sublimi, nella pallacanestro. Ma per l’intorno.

Non conoscevo Luigi Bergamaschi, questo cognome fuorviante, che passò dai boschi dell’aretino al piattume aresino. Che respirava note floreali e si adattò agli effluvi industriali. Che lasciò la Città toscana di Arezzo, ben più storica e famosa del capoluogo gigliato per secoli e atterrò nella periferia lombarda, quell’orizzonte degli eventi del buco nero di Milano che tutto attrae a sé.

E mi ricorda la Giostra del Saracino, di cui ho appena avuto sentore in una trasferta, fatta di notti passate quasi insonni per i cittadini, ma anche un bel bicchiere di quel vitigno Nebbiolo di una bella bottiglia di Grumello, il mio preferito valtellinese.

Seguivo distante le avventure della Teorema Arese, e mi ricordavo di Danny Vranes e di quell’Adrian Dantley ammirato a Notre Dame e a Montreal '76, prima dei fasti dei pro. E ogni volta che passavo da Lainate a Garbagnate, non potevo evitare il manufatto dell’Alfa Romeo.

Questa è una storia di provincia, la mia provincia padana, che tanti hanno vissuto come me e mi fa rivivere gli episodi del passato, non solo di ferro e retina, quando si tirava al canestro sotto il campanile fino all’imbrunire, e se non andavi al catechismo ti sequestravano il Voit, si fondavano le società, si giocava nel CSI, si spalava la neve nel campo all’aperto, si appassionavano i bambini al minibasket.

Questa è una storia milanese, con tutti quei campioni metropoliti e quei derby infuocati, con il Barabba nelle vesti di manager, e non me ne vogliano i non menzionati.

Questa è una storia italiana, che tra le gesta cestistiche riemerge gli episodi più salienti di quell’epoca amara tra Vermicino e i terroristi della stella a cinque punte.

Questa è una storia americana, per gli insight dell’inseguimento agli stranieri, tra i tentacoli dell’agente di turno, e per la trasferta nel Paese di Bengodi a stelle e strisce, a New York, a Boston, a Fairfield di cui traccia un ricamo che sembra cucito da Arthur Kenney in persona, lo Stag più famoso tra noialtri.

Son sicuro che tanti lettori, anche non aresini, si rivedranno in questa storia, con nomi di squadre e di cittadine diverse da Arese, ma con quella stessa passione che li portò a fare cose incredibili per raggiungere un sogno.

Che non deve morire.

Che bisogna sognare ancora.

Che ringrazia Arese e Luigi Bergamaschi.

Scritto il 29 giugno 2023, Santi Pietro e Paolo, patroni di Arese

Roberto Bergogni (per MDB-MI)

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'Dopo di Noi' di Giuseppe Augurusa con Luigi Bergamaschi, Edizioni Minerva (per gentile concessione dell'Autore)